LA GEISHA: UN MONDO SEGRETO DI ARTE, MODA E CULTURA
La geisha è probabilmente la figura che, ancora oggi, rappresenta uno degli aspetti più affascinanti della cultura giapponese, in una combinazione di arte e bellezza che ha attraversato la storia e l’evoluzione del paese.
Ma quella che potrebbe sembrare una figura tradizionale è di fatto uno dei simboli della rivoluzione femminile in Giappone: la geisha ha segnato infatti la nascita di un nuovo tipo di donna, esaltata grazie alla propria arte e ad un’eleganza equilibrata e pura. La sua è una bellezza assoluta, collocata in un mondo distaccato ed esclusivo, ricco di fascino e carattere.
Geisha deriva dal termine gei che significa “arte” con sha, che vuol dire “persona”: è proprio all’arte che una geisha dedicherà infatti tutta la sua vita. Tra i 15 e i 20 anni l’apprendista - che prende il nome di maiko - da mai, “danzante” e ko, “fanciulla” - inizia un percorso paragonabile a quella di uno studente in una accademia: lezioni quotidiane di danza, canto e altri tipi di arti tradizionale alternate a serate di intrattenimento per la pratica. Una volta finito il percorso di apprendimento la maiko è pronta a diventare una geisha.
Pettinature ricercate, trucco elaborato e splendidi kimono - Susohiki o Hikizuri, sinonimi tra loro - le rendono personaggi di un’eleganza unica al mondo, con alcune differenze a seconda del livello di esperienza acquisita.
La tipologia di kimono, infatti, cambia tra una maiko e una geisha, così come l’acconciatura, il make up e gli accessori. Quali sono le differenze tra gli abiti indossati dalle maiko e dalle geisha? I primi hanno maniche lunghe come i Furisode e sono caratterizzati da un evidente colletto rosso, mentre quelli indossati dalle geisha hanno maniche più corte e un colletto completamente bianco.
Il rituale del trucco di una geisha si chiama “Oshiroi Make Up” e rappresenta una sorta di “vestizione” del viso, in cui la donna abbandona la sua identità per vestire quella di un’artista dalle capacità quasi ultraterrene, con una vera e propria narrazione della sua esperienza.
Il trucco delle geisha prende il via da una prima fase preparatoria dove il bintsuke, una cera profumata, distende i tratti e crea una base fissante per le creme successive. Si passa poi al oshiroi, il fondotinta bianco creato da acqua e polvere di riso, spalmato su viso e collo con un pennello; il bianco è quindi vivificato da un pigmento rosso, distribuito intorno agli occhi e sfumato verso l’esterno, oltre che dal colore degli occhi, definito di nero, con eyeliner, matite e mascara. Infine, il processo si chiude con le labbra, dipinte con un rossetto tradizionalmente creato ad hoc: il Kyo Beni, o “rosso di Kyoto”, che disegna le labbra in maniera sottile.
Una volta vestito il viso ed acconciati i capelli, è possibile indossare il kimono, che sarà anche questo, a seconda del percorso della geisha, più o meno decorato. La tradizione nipponica vuole che questi abiti, così come tanti altri oggetti, siano decorati con delle stoffe e dei pattern specifici: tante fantasie con origini diverse, significati nascosti e obiettivi precisi. Dai personaggi Kō intrecciati alle foglie, dalle piume di falco o aquila alla pelle di squalo, dai cerchi sovrapposti al guscio di tartaruga, dalla scacchiera con quadrati colorati alla macchia di Cerbiatto, dal diamante al blu oceano.
La geisha è entrata con ancora maggiore prepotenza nell’immaginario collettivo nel 2005, dopo l’uscita del celebre film “Memorie Di Una Geisha”, pellicola diretta da Rob Marshall che riscosse grande successo in tutto il mondo e al contempo diverse critiche per le imprecisioni sociali e culturali.
Esistono delle regole morali ed estetiche per lo stile di vita delle geisha, iscritte al kenban, un registro professionale gestito dallo stato giapponese che punta a preservare questa figura in lenta ma inesorabile scomparsa nel corso degli anni. Se infatti 100 anni fa le Geisha erano più di 80.000, si stima che oggi siano meno di 2.000 in tutto il Giappone.
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