OMIZUTORI: IL GIAPPONE TRA FUOCO E ACQUA
Tra i rituali buddisti più antichi del Giappone, con una storia millenaria, il Festival Omizutori (お水取り) viene celebrato nella prima metà del mese di Marzo: nonostante sia conosciuto come il Festival dell’Acqua, sono fuoco e scintille a radunare ogni anno migliaia di persone.
Un monaco buddista fa roteare una torcia infuocata durante la cerimonia © Nature Conservacy
Questo evento ammaliante e coinvolgente si tiene, dall’anno 752 in poi, sempre nello stesso luogo: all’interno del Parco di Nara, e più precisamente nell’edificio Nigatsu-Do del famosissimo Todaiji, complesso templare che spicca sia per i suoi meravigliosi decori bianchi dipinti sull’imponente struttura di legno antico, sia per le meraviglie e le ricchezze culturali che contiene, tra cui l’enorme statua di Buddha Diabutsu alta oltre 15 metri.
La nascita della festa risale ad un’antica leggenda secondo cui, il fondatore del tempio, per inaugurarlo, diede una festa invitando moltissime divinità. Una di queste, Onyu-Myojing, arrivò in ritardo e per scusarsene fece sgorgare dell’acqua direttamente dal terreno dinnanzi al tempio: un’acqua sacra con proprietà curative che, ogni anno nello stesso periodo, fa capolino nel pozzo del tempio affinché i monaci la offrano alle divinità come segno di rispetto e venerazione.
Il festival consiste soprattutto in settimane di preghiera in cui i fedeli confessano i propri peccati e chiedono pace e tranquillità, ma è anche un’occasione di incontro e condivisione: nel magico contesto del tempio, tra cervi e fiori di camelia, è possibile assaggiare la tradizionale torta di riso dei monaci e ricevere bellissimi talismani portafortuna fatti a mano.
Il culmine dei festeggiamenti si raggiunge il 12 Marzo: la folla si moltiplica sotto torce di fuoco ancora più grandi e intorno alla mezzanotte avviene il vero e proprio Omizutori (letteralmente, “attingere l’acqua”). Nel buio della notte, tra fiaccole e suoni di tamburo, un gruppo di monaci viene accompagnato al pozzo per attingere l’acqua sacra, a quel punto comparsa, in vista della cerimonia Dattan dove viene offerta alle divinità. Questo passaggio si svolge a porte chiuse, ma la folla all’esterno rimane numerosa, in silenzio, tra i suoni di corni e campanelli udibili dall’interno.
Il festival si conclude il 14 Marzo, giorno in cui tutte le dieci grandi torce vengono posizionate sul bancone e accese contemporaneamente, mentre i monaci danzano e suonano strumenti tradizionali, ricreando un’atmosfera surreale e affascinante.
Un ciliegio in fiore durante l’Hanami © Unsplash
La fine del Festival segna anche l’inizio dell’Hanami (花見 - letteralmente "guardare i fiori"), momento importantissimo nella cultura giapponese di cui vi abbiamo parlato qui.
Si tratta della fioritura dei ciliegi in corrispondenza con l’inizio della primavera che, anche grazie alle celebrazioni dell’Omizutori, dovrebbe essere fertile e serena.