IL COWORKING POST-COVID TRA ARCHITETTURA E DESIGN
Con le nuove tecnologie il lavoro da remoto è diventato molto semplice e alla portata di tutti. Grazie ai tantissimi programmi, tool e software ormai estremamente diffusi e utilizzati per la gestione del workflow, l’avvio di videochiamate o la condivisione di documenti, le aziende si sono assicurate di garantire ai propri dipendenti la possibilità di svolgere le proprie mansioni da una qualsiasi stanza della casa.
La scrivania di un coworking © @invictustailoring
Lavorare da remoto per così tanto tempo, però, potrebbe non essere adatto alla maggior parte delle persone, siano essi lavoratori part-time o full-time, dipendenti o freelance. Uno studio della Society for Human Resource Management ha dimostrato che il 71% dei lavoratori si trova in difficoltà a dover lavorare in autonomia a distanza tutti i giorni, portando inevitabilmente a problemi di produttività che andranno ad inficiare i risultati aziendali.
Un contatto in sicurezza all’interno di uno spazio coworking © Fizkes
La maggior parte dei lavoratori necessita di un luogo in cui poter instaurare un rapporto vero e quotidiano con i clienti o con i colleghi, mantenendo al contempo il distanziamento sociale e le condizioni di sicurezza imposte dalla pandemia con cui abbiamo imparato a convivere. La vera chiave per fronteggiare queste esigenze, garantendo il benessere dei lavoratori, è compiere modifiche che intervengano sul design e l’architettura degli spazi per sviluppare un ambiente sicuro per tutti. Proprio in Giappone si possono trovare diversi esempi molto attuali di questi interventi, come la Lighthouse Tokyo e l’Anshin Oyado Premier.
I tatami dello spazio coworking di TENOHA Milano © TENOHA Milano by Guido Montani
L’hotel Lighthouse Tokyo, a causa del blocco totale del turismo nel Paese, è stato rapidamente adattato a edificio residenziale: ogni piano è stato dotato di spazi indivisi e flessibili, con la possibilità di creare compartimenti mediante l’utilizzo di divisori. La parte più importante della struttura, però, si trova al piano terra, poiché è qui che è stato creato uno spazio di coworking molto minimale, nel quale residenti e vicini possono lavorare tranquilli durante tutto l’arco della giornata. Un aspetto interessante di questo adattamento strutturale riguarda gli interni: per questi è stato progettato Miwa, un mobile modulare e flessibile che può essere assemblato in diversi modi e caratterizzato da una forma simile a quella dell'edificio.
Gli uffici privati con scrivania e le meeting room di TENOHA Milano © TENOHA Milano by Guido Montani
Un altro esempio viene dalla capitale del Giappone, dove con l’avvento del Covid-19 e il relativo crollo dell’economia legata al turismo, il capsule hotel Anshin Oyado Premier, ha trasformato una parte dei suoi spazi adibiti al riposo degli ospiti in micro-uffici per coloro che hanno sempre lavorato da remoto. Per fare tutto ciò sono state rimosse le strutture orizzontali centrali, che facevano da pavimento per il livello superiore e da soffitto per il piano inferiore, in modo da garantire uno sviluppo in verticale delle stanze dedicate al lavoro. Gli uffici sono dotati di ogni comfort: sedie, scrivanie, prese elettriche e usb, wi-fi, mouse e tastiere senza fili, auricolari, smartphone, caricabatterie e stampanti.
Lo spazio libreria e coworking di TENOHA Milano © TENOHA Milano by Guido Montani
Prenotare postazioni adattate alle norme vigenti, diffuse in tutto il territorio, sta diventando quindi una soluzione intelligente ed efficiente dal punto di vista economico e produttivo, oltre che di benessere per dipendenti e collaboratori di una impresa. Creare una separazione tra lavoro e tempo libero è fondamentale, e ciò non sempre può avvenire lavorando da casa a tempo pieno: anche un semplice caffè con i colleghi in un ambiente favorevole alle esigenze di tutti può aumentare l’energia, la gioia, la concentrazione e spronare a fare a sempre meglio.